Indice Mostre

Indice Rubriche

Mostre

Mostra personale di Pittura




"Cautamente vagliai la mia piccola vita
e separai l'effimero
da ciò che durerà finché vi sia
chi, come me, sia costretto a sognare."
E. Dickinson

La mostra di Michele Della Maestra, organizzata dall'Associazione Arte Amici e dalla Consulta per la Valorizzazione dei beni artistici con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune, rappresenta un omaggio all'artista, al suo importante percorso pittorico, al suo legame con Calvisano.
Passato e presente si mescolano. L'amore per la natura, il desiderio di viverla e di rappresentarla, è il filo rosso che unisce i tempi diversi di un'esperienza artistica ricca di suggestione, capace di trascinarci nella bellezza di un paesaggio - un lembo di prato pettinato dal vento, un bosco, un cielo gonfio di nuvole - per suggerire riflessioni ulteriori, per raccontarci anche dell'uomo, della sua fragilità, del suo desiderio di perdersi, della paura di non ritrovarsi.
Lontano dai contenuti polemici della produzione iniziale, impegnata sui temi della contemporaneità, l'opera dell'artista si volge ad una realtà più intima, alla natura vicina, vissuta, esplorata con l'occhio e con l'anima fino a diventare uno spazio interiore.

La natura epica, monumentale - dove i cieli gravano su distese marine lisce come drappi di seta e l'incontro è fra titani senza braccia, coraggiosamente affrontati - e la natura umile, che si sottrae allo sguardo dei frettolosi e dei superficiali e si rivela intatta a chi ancora è disposto a lasciarsi incantare.
Come da bambini, quando il cuore è avido di sogni e di storie. Sogni che si innalzano come castelli di sabbia, come cubi di legno in precario equilibrio che, nell'opera dell'artista, ora sfidano il cielo, ora giacciono a terra confusi con l'erba, in un caleidoscopio di luci ed ombre. Ma l'artista continua a credere nella possibilità di raccontare, anche se la visione più bella si lacera davanti al nostro sguardo rivelandosi inganno, anche se il sogno finisce, anche se l'età dell'innocenza e dei giochi è ormai solo un ricordo in cui rifugiarsi e proteggersi dalla sofferenza del divenire. Un piccolo nido silenzioso e ovattato, accerchiato da foglie morte.
Per ritornare poi con slancio alla vita, ai frammenti di esperienza che ancora è possibile afferrare e custodire...
Per costruire ancora, come nei giochi infantili; per comporre una visione della realtà multiforme e spezzata, in cui la metamorfosi della natura e dell'uomo non sia più fonte di dolore e di angoscia ma misura della consapevolezza, della caoacità di vivere in simbiosi con la corteccia, con la foglia, con l'universo.

(Antonella Busseni)

Indice Mostre - Indice Rubriche